Camilla,
ma Cami è meglio
(seppur la mia mamma mi ha sempre chiamata “Milly” contagiando poi anche la mia maestra delle elementari).
Classe ‘99.
Scorpione, ascendente Ariete con Luna in Scorpione.
E con questo ho finito.
Ciao.
No, non è vero, ho appena cominciato!😅
A differenza di quello che il mio segno zodiacale comunica, sono una persona molto semplice, senza fronzoli, e che vivrebbe in un mondo in bianco e nero.
Qualche anno fa durante una stagione estiva mi chiamavano Mercoledì, ma a questo ci arriviamo fra poco…
Partiamo dal principio.
1. Infanzia e fotografia
La mia non è stata un’infanzia facile, soprattutto a livello di salute quando ero molto molto piccola.
Cosa che mi sono portata dietro fino alle scuole elementari ma piano piano migliorando, fortunatamente, sempre più.
Delle scuole elementari ho un ricordo però molto bello: una volta mio papà (fotografo anche lui) venne a farci delle foto, a me e a tutta la classe, durante una particolare lezione di ed. fisica dove passavamo sotto questa sorta di paracadute arcobaleno, giravamo, correvamo ecc…
Beh, queste foto, insieme a molte altre scattate durante tutti i 5 anni, comprese foto di classe, recite di Natale, gite scolastiche, divennero un album che regalammo alle nostre maestre durante la cena di fine anno della 5, pronti per andare in prima media.
Che dire… queste maestre ricordano ancora con estremo piacere tutti i momenti passati insieme, grazie al potere di questo regalo costruito da immagini e soprattutto emozioni e ricordi.
La cosa bella, è che i miei genitori, diedero la possibilità poi di poterne stampare uno per ogni bambino della classe e ricordo perfettamente quando seduta affianco a mio papà ho contribuito alla costruzione di questo album ancora così prezioso, nonostante con molte di quelle facce, alla fine, non ho mai avuto alcun tipo di rapporto se non quello di “compagni di classe”.
E allora l’ipotesi può nascere spontanea: “il lavoro ce l’hai già in casa!” E questo è vero, ma solo fino ad un certo punto.


2.Il cinema del sabato sera
Il periodo delle scuole medie posso tranquillamente bypassarlo, poiché, me compresa, non conosco persona che conservi bei ricordi riguardo quel periodo.
Solo un passaggio può contribuire al collegamento con la fotografia: e quello è: il cinema del sabato sera (che era l’uscita fissa dagli 11 ai 13 anni, che non sempre comprendeva guardare un film, ma era proprio un luogo di ritrovo dove fare cose).
Quello che interessa a noi, però, è proprio il discorso film.
Sì, perché mi ha sempre affascinato molto questo mondo.
Infatti durante la mia infanzia ho sempre voluto un sacco di dvd, e specifico dvd, perché così all’interno potevo trovare tutti i contenuti speciali dei film.
Tutte le scene tagliate, i bloopers, i backstage, le interviste agli attori e registi.. quanto adoravo tutto questo e quanto lo adoro ancora oggi.
Spesso mi piacciono più questi contenuti che i film stessi (registi e produttori all’ascolto: voi non avete mai letto questa frase!).
“Ma cosa c’entra la fotografia in tutto questo?”

3. Colpo di scena!
Finisco le scuole medie con un senso di liberazione, e scelgo l’istituto alberghiero.
Purtroppo, scelta che ho ritenuto non fare per me al 3 anno.
Ormai però arrivata a questo punto decido di prendere comunque il diploma lì perché ricominciare da un’altra parte sarebbe stato per me devastante, e in più mi sono detta: “Okay, alla peggio, io esco comunque di qui con un lavoro in mano.”
Così io e un mio amico, con cui ho condiviso la maggior parte dei momenti di quegl’anni, un giorno decidemmo di aprire un canale YouTube dove facevamo video che in quel periodo andavano di moda, quindi tipo challenge, ricette, vlog e cose così. Ci divertivamo veramente tanto.
La nostra insegnante di italiano, ci vide così coinvolti in quello che stavamo portando avanti, che ci propose di girare un cortometraggio per un concorso, alla quale tutta la classe avrebbe partecipato se avessimo deciso di gareggiare.
Conoscendo tutto il mio amore per il “dietro le quinte” nei film, figuriamoci se mi faccio scappare un occasione di questo genere. Ovviamente tutti super entusiasti, e filmammo questo corto, che come tema aveva l’alcol e tutti i suoi pericoli.
Colpo di scena, vinciamo il concorso!
Decidiamo quindi di spingerci ad un concorso un po’ più ampio con un corto sempre su questi temi, ma non va come sperato, idem per un terzo che realizzammo dove io ero anche la protagonista (aiuto!) e oggettivamente quello dove, però, avevamo migliorato tutte le tecniche di ripresa e montaggio, infatti era venuto meglio degli altri due.
Fu bellissimo, ovviamente, girare e montare anche tutte le scene di backstage, interviste, scene tagliate per le risate… Rivederli mi fa sempre emergere bellissimi ricordi e mi strappa un sorriso o tutt’ora.
Se vuoi farti una risata anche tu, puoi vederli a questo link 😂 (Sì, siamo ancora fieri di poterci far compatire pubblicamente).
Comunque facevamo anche molte lezioni di pratica e io ero sempre, grazie al nostro Maître di sala, l’addetta alle fotografie degli allestimenti dei tavoli e backstage generali dei nostri lavori e progetti…
Ed è qui che arriva il bello.


4. “La Fotografia”
Perché piano piano mi avvicino sempre di più a questa arte e soprattutto mi abituo ad avere una macchina fotografica in mano e capisco che è qui che vorrò arrivare.
Inizio a portarla sempre con me: alle uscite con la classe, in gita, in erasmus (anche se non nego che, ero l’unica “vecchio stile” ad avere ancora una macchina fotografica in queste occasioni, e per questo, un po’ di disagio c’era sempre, nonostante mi venisse chiesto soprattutto dai miei compagni di fargli delle foto che poi puntualmente pubblicavano sui loro profili!)
Come argomento della tesina di maturità decido di portare “la fotografia”.
Immagina la faccia dei prof alla comunicazione di questa decisione, dato il mio indirizzo professionale alberghiero “sala-bar”.
Fatto sta che, non contenta, me ne esco un giorno, parlando con la mia prof di italiano, dicendo: “Come argomento di storia, invece che portare, ad esempio, come è nata la fotografia e cose così, posso parlare di come la fotografia sia un linguaggio per raccontare storie?” D’altronde, la parola “storia” era pur sempre contenuta nell’argomento, no?! 😅
La sua faccia inizialmente era sconvolta dalla mia richiesta, ma conosceva il mio odio verso la materia e mi ha fatto passare l’idea. Io felicissima!
È lì che ho capito che ciò che avrei fatto sarebbe stato raccontare storie tramite la mia visione e immaginazione, ma soprattutto tramite il mirino della mia macchina fotografica.
Anche se non sapevo ancora minimamente da dove sarei partita, né come poterlo fare, vedevo una potenziale destinazione.


5. I primi “sì” e...
Quell’estate ho lavorato in un hotel per la stagione estiva, la stessa dove il cuoco mi aveva soprannominato Mercoledì. Secondo lui perché ero sempre seria.
E come dargli torto: odiavo quel lavoro e quel posto ma arriva la prima richiesta di shooting
da parte di una ragazza che avevo conosciuto tempo prima durante un colloquio lavorativo che ricordiamo entrambe con una risata, perché fu veramente pessimo (il colloquio, intendo, non lo shooting. Forse anche lo shooting, ma quello sicuramente più io che lei 😅)ma questa è un’altra storia.
Insomma, scattammo al mare da me, durante questa giornata che tutt’un tratto diventa super grigia e sembrava dovesse venire giù un temporale fortissimo.
C’era il cielo diviso a metà: nero e sole. Infatti una luce così, pochissime altre volte mi è capitato di rivederla.
Nonostante furono alcune delle prime foto del mio percorso fotografico, e quindi se le rifacessi ora modificherei tantissime cose, le apprezzo ancora molto.
Forse più per un sentimento di affetto riguardo quel momento che per le foto in sé.
Scatto ad amicizie, amiche di amiche in comune ecc. Scatto con mio papà, per aiutarlo ad eventi come cresime, comunioni del paese e matrimoni. Inizio a capire di dovermi specializzare in qualcosa. Inizio quindi a capire come funziona la fotografia di prodotto e in seguito mi propongo a piccole attività, soprattutto di abbigliamento, della mia zona.
Arrivano i primi “sì”.
Ma ad un certo punto, arriva anche il
Covid!


6. La mia strada
Quindi ferma, un’altra volta.
Non ero molto soddisfatta, sentivo che mi mancava qualcosa e questo stop però mi ha dato modo di pensare.
Perché nel frattempo, con quei pochi soldini, decido di investire in un corso, che fra me e me pensavo potesse essere la soluzione ai miei problemi, potesse darmi ciò che mi mancava. Beh, questo corso mi ha fatto suscitare molte più domande di quelle che già non avessi.
Si rivelò quindi fallimentare, ma non per la professionista che mi aveva seguito. semplicemente perché lei mi fece delle domande, giustissime, che però nessuno mi aveva mai posto, e di conseguenza io non avevo le risposte.
Questo causò in me molta frustrazione, ed essere chiusa in casa non aiutava.
Un anno dopo l’illuminazione!
“Voglio scattare per le copertine dei libri.”
Ho sempre adorato leggere, ho sempre adorato raccontare storie (vedi scuola), ho sempre adorato le foto stampate. Poteva esserci quindi modo migliore per poter esprimere tutto questo?
- Per più di due anni ho inseguito questa strada.
- Ho conosciuto qualche persona del campo.
- Ho quasi preso un lavoro.
- Ho cominciato un altro corso con questo obiettivo.
Ma purtroppo, anche qui, un buco nell’acqua. Vedevo la destinazione, ma la mappa, ahimé, non ce l’avevo.
E’ stato però, grazie a quest’ultimo corso, che decido di cambiare strada, andare da tutt’altra parte.
Questo, più che una mappa, è stato proprio un navigatore! Non ho dovuto cercare io la strada, me l’ha tracciata e mi ci ha portato, mano nella mano.
Un viaggio durato 5 anni, ma ora sono qui e non mi resta che andare all’esplorazione di questa bellissima destinazione che è il Visual Personal Branding.

7. La mia missione
La mia missione in questo luogo è quella di raccontare le donne creative e il loro lavoro. Aiutarle ad avere un’immagine autentica, a dar voce alla loro creatività, personalità e vera essenza: a costruire la loro identità visiva tramite la fotografia. Perché sogno un mondo dove la creatività non sia più considerata solo un hobby, soprattutto quando abbinata alla figura della donna.
E proprio grazie a questo riusciranno ad essere un passo più avanti verso la libertà e l’indipendenza.